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> Guild Wars 2: Il Caso del Mancato Sviluppo

Torniamoci su ancora una volta, perché si tratta di qualcosa di significativo che sta emergendo ogni giorno di più nella sua ineluttabilità. Guild Wars 2 si appresta a passare il secondo anno di vita e, certamente, non è uno di quei MMORPG finiti nel dimenticatoio dopo pochi mesi dall’uscita. L’interesse per il gioco resta assolutamente alto, cosa che senz’altro vale anche per il numero dei suoi giocatori attivi, sicuramente anche grazie all’unicità del suo modello buy to play che consente di tornarci quanto e come si vuole senza dover passare dall’obolo del canone mensile.

Guild Wars 2

Però è altrettanto innegabile il fatto che ArenaNet e NCsoft abbiano progressivamente disilluso le aspettative dei giocatori in termini di sviluppo del gioco. Se infatti nei primi mesi da quella che fu senz’altro un’ottima release esente da grossi problemi di gioventù, anche grazie a una beta fatta con tutti i crismi, il gioco vide arrivare update dotati di una certa corposità a intervalli regolari. Questo flusso di aggiornamenti al gameplay però si interruppe abbastanza presto, non certo incidentalmente, con l’introduzione della Living Story, datata febbraio 2013.

Per il PvP, uno degli aspetti che più sta a cuore ai player visto che fa parte dell’essenza stessa di Guild Wars (basta guardare il nome e soprattutto quella che era la struttura del predecessore) è dall’introduzione delle leaderboard, della modalità spettatore e delle Custom Arenas che non si vede nulla di sostanziale. Ci siamo dunque fermati a più o meno un anno fa. Se il primo anno di sviluppo di Guild Wars 2 può quindi più o meno essere definito intenso, le cose sono certamente cambiate col secondo. Tanto che alla fine dello scorso anno ci si chiedeva che fine avesse fatto ArenaNet, e ricorderete il ritorno sulla scena del Game Director Colin Johanson all’inizio di quest’anno dopo mesi di silenzio.

Tutti i proclami di inizio anno si sono risolti con il Feature Pack di aprile, sicuramente sostanzioso e apprezzato, che doveva essere il primo di una lunga serie. ma non s’è più saputo nulla. Nemmeno a livello di annunci, e sono già passati quattro mesi. Indipendentemente dal fatto che la prima stagione della Living Story sia piaciuta o meno, sia stata giocata a fondo o meno, possiamo dire che tutto ci si aspettava tranne una sua riproposizione più o meno pedissequale. E invece è ciò che sta avvenendo attualmente con la seconda stagione, certo migliore della prima in quanto ArenaNet ha saputo, in parte, riparare ai suoi errori introducendo qualcosa di più avvincente a livello di gameplay e soprattutto una sua fruibilità non legata a brevi finestre temporali.

Guild Wars 2

Il punto quindi non è se la Living Story sia bella o brutta, il punto è capire perché sia stato che debba essere l’unico tipo di contenuto sviluppato con regolarità. Niente di male, dunque, non fosse che non v’è traccia alcuna del mondo “vivo” e in continua espansione, termini con i quali è stata spinta e pubblicizzata. Ed è un dato di fatto che anche le release si sono fatte, quantomeno dal punto di vista della quantità, progressivamente sempre più povere. È già un anno e mezzo che i giocatori, praticamente tutti, si chiedono il perché non venga sviluppata un espansione che finalmente introduca dei contenuti inediti nel gioco che hanno ormai imparato a memoria tranne appunto questo content periodico che però non richiede più di qualche ora per essere completato.

Si tratta di un titolo che, tra Occidente e Oriente, ha saputo vendere qualcosa come sette milioni di copie. Il recente lancio cinese è stato un successo incredibile. E allora viene un po’ il sospetto che NCsoft, un po’ per la crisi e un po’ per scelta, visto il modello commerciale di Guild Wars abbia voluto puntare sul vendere il titolo punto e basta, senza dare il là allo sviluppo di corpose espansioni che avrebbero senz’altro fatto crescere gli introiti ma avrebbero anche comportato costi di sviluppo e di marketing non indifferenti. È solo una spiegazione parziale, che non convince pienamente nemmeno chi scrive, ma è l’unica che si riesce a dare di quella che, è ormai evidente, è una scelta che è stata presa sin da subito.

L’unica cosa certa è che il MMO manifesto su cui ArenaNet ha basato la grande hype che ancora circonda il titolo grida ancora vendetta.


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